Nomada di Francesca Maria Nespolo | Recensione di Deborah

 

La filosofia del treno TranEuropa non contemplava confini di sorta da Reykjiavìk fino a San Pietroburgo. Il suo unico limite era quello di dover seguire le rotaie e non poter sconfinare mai, come tutti i treni che si rispettino. Ogni tanto, tuttavia, accadeva che nel suo immenso tragitto sorgessero nuove città, o i fiumi straripassero o le montagne crollassero, e allora migliaia di uomini si arrotolavano le maniche, e senza quasi proferire parole risistemavano le rotaie con un bel po’ di fantasia.

 

Editore: Bookabook
Data di uscita: 10 settembre 2019
Pagine: 147
Prezzo: 5.99 € ebook ; 13.00 € cartaceo
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Il treno TransEuropea non contemplava confini di sorta da Reykjavík fino a San Pietroburgo. Girava voce che nei favolosi anni del Novecento il mondo fosse salito a bordo di quel treno per qualcuno in particolare. Dicono che la sua storia fosse incredibile, che fosse nata su quel treno e che da lì non fosse mai scesa. Coccolata da chi si occupava di lei ogni giorno e affascinata dai racconti dei passeggeri che salivano e scendevano dal treno, Nomada è cresciuta fra storie e affetti, presentazioni e addii, in un piccolo universo ferroviario, metafora della vita, e del suo continuo incontrarsi, separarsi e, spesso, ritrovarsi.

 

Ultimamente sono molto affascinata dalle letture in cui l’utilizzo del treno è importante, mi piace molto evocare lo sferragliare delle rotaie e la possibilità di ammirare splendidi ed incontaminati panorami, trovo che abbia un meraviglioso fascino vintage con un non so che di romantico. Dite che potrebbe essere colpa della nuova stagione? Sarà; ma al momento mi sta piacendo moltissimo questo fattore, infatti come avrei potuto resiste di fronte alla trama di Nomada? Impossibile! Il romanzo scritto da Francesca Maria Nespolo è una storia che ha il sapore del passato, un continuo viaggio fatto di incontri e scontri con il mondo.

 

Si può solo incitare a immaginare una buona porzione del pianeta passare di fronte ai passeggeri, come una diapositiva dopo l’altra: non c’è posto nelle loro menti per minuscole meschinità e pensieri senza logica.

 

Immaginate di viaggiare per una vita intera, cosa ne pensate? Io se dovessi rispondere di pancia firmerei qualsiasi carta per viaggiare in continuazione; se invece mi fermo a riflettere su ciò che significa direi “No, grazie”, nonostante viaggiare sia una delle mie passioni. Perché? Sono sicura che ad un certo punto casa mia mi mancherebbe come l’aria, il luogo caldo e accogliente popolato dalle persone che amo; mi considero cittadina del mondo ma infondo appartengo alla città dove sono nata e cresciuta. Se fosse necessario o si concretizzasse una particolare opportunità sarei pronta a trasferirmi altrove, anche molto lontano da casa, ma il suo spettro aleggerebbe nell’aria come un’avvolgente nostalgia. Così è per Nomada, nata e cresciuta a bordo del treno TransEuropea, quella è la sua casa, il suo mondo; scendere e abbandonare tutto? Impossibile, niente sarebbe stato più lo stesso per la protagonista. Una vita sempre in movimento, un’esistenza unica in bilico tra realtà, fantasia e un po’ di follia; una fiaba il cui lieto fine non può essere altro che continuare a percorrere le stesse rotaie, vedere scorrere gli stessi magnifici panorami fuori dal finestrino e scontrarsi con il mondo esterno attraverso l’umanità in viaggio. Nomada è nata sul treno TransEuropea, la madre di origine gitana è morta subito dopo il parto, il padre poco dopo, il suo cuore non ha retto il colpo per la perdita della donna amata.

 

Il cuore che ci interessa è quello di Era, il capotreno. Era merita di essere descritta. Essendo difficile giudicare di che generazione faccia parte, diremo che è una donna di età indefinita: in lei si mescolano i segni di un’età avanzata con le caratteristiche biometriche di una fanciulla; la pelle color caramello, spessa e profondamente rugata.

 

Nomada è cresciuta grazie all’affetto di Magdalena, una personaggio molto particolare, la perpetua passeggera del treno. Magdalena è salita a bordo del TransEuropea per dare una svolta alla propria vita, per scappare dall’infelice realtà nella quale era immersa, diretta verso nuovi lidi ma ha deciso di essere per sempre una pendolare. La donna si è subito occupata di Nomada, fin da quando era neonata, anche se non si è mai voluta porre nei confronti della bambina come una madre, non ha mai percepito il desiderio di generare o avere un figlio; questo non significa però che non abbia messo tutto l’affetto di cui era capace nel crescerla. Magdalena e Nomada hanno sempre vissuto nella stessa carrozza, come è possibile che le due abbiano un biglietto senza scadenza è qualcosa di molto strano, inspiegabile, tanto che neanche un certo controllore se ne capacita. Questa risposta va ricercata nella figura del capotreno, una donna coraggiosa che ha saputo combattere e ritagliarsi il proprio posto in un mondo posseduto unicamente dagli uomini. Mi è piaciuta tantissimo la scelta dell’autrice di porre al comando di un treno così importante una donna, non me l’aspettavo, mi ha sorpresa, ero sicura che avrei trovato un uomo in questo ruolo. La storia di questa donna è una parentesi molto bella del romanzo, mi sarebbe piaciuto che il suo personaggio fosse approfondito di più perché è davvero molto interessante. Lo stile di scrittura dell’autrice è scorrevole, anche se personalmente mi ha dato la sensazione di essere un po’ freddo e distaccato. Mi è piaciuta tanto la descrizione delle ambientazioni e delle atmosfere, ho trovato forse un po’ disorientanti alcune brevi digressioni sugli argomenti trattati nella storia; nel complesso Nomada è un romanzo che si legge bene tutto d’un fiato.

 

Si guarda la macchia. Le mostra teatralmente le mani. La guardano tutti. La tragicità della sua gestualità, unita alle parole altisonanti per descrivere un male ombroso e di natura incerta fanno teneramente sorridere Magdalena, che non risponde. Scuote solo la testa, di tanta ingenua ansia e della sua manchevolezza. Nomada è diventata a sua volta una piccola donna. Come si sente sciocca per non aver mai concepito di dirle che cosa fossero le mestruazioni!

 

Nomada durante il suo continuo viaggiare per l’Europa conosce tantissima gente che le porta a bordo un pezzetto del mondo esterno, un frammento delle loro vite. Nomada si arricchisce delle esperienze e delle storie raccontatele dai passeggeri durante il tratto di strada condiviso. Arrivi. Partenze. Addii. Arrivederci. La vita della protagonista è un continuo prendere e lasciare, accogliere e salutare, imparare a conoscere il mondo senza mai mettervi piede. Una realtà incredibile, quasi pazzesca se ci si riflette su. Immaginate una vita in perenne movimento, una vita vissuta tra lamiere, vetro e rotaie; non appoggiare mai il proprio piede su un terreno umido e odoroso, l’impossibilità di scoprire sapori e odori; essere confinati su un mezzo utilizzato per varcare i confini. Francesca Maria Nespolo ha creato una storia affascinante, unica nel suo genere. Viaggiare e crescere con Nomada è un’esperienza, come anche ascoltare con la protagonista le storie degli altri viaggiatori, stringere amicizie temporanee ma durature, innamorarsi e vivere una relazione come una normale adolescente, anche se con una data di scadenza.

Nomada è un romanzo in continuo movimento, una storia che racconta la vita, anzi più vite, da una prospettiva particolare. È un’avventura in cui non si è protagonisti di un’esistenza frenetica ma si è spettatori in continua evoluzione, un punto di ristoro da cui attingere nuova energia e con cui condividere le proprie esperienze, la propria vita.

 

 

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Desclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Bookabook per la copia omaggio

 

May the Force be with you!
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